Un giorno, con Benedetta, la mia bimba di 5 anni, siamo andati ad un Museo per partecipare ad una mostra, per grandi e piccini e ad un laboratorio.
Durante l’attività laboratoriale abbiamo ascoltato e osservato e non abbiamo “fatto alcuna attività.” Abbiamo visto marionette, burattini, tessuti, pezzi di legno grezzo e abbiamo ascoltato le loro storie.
Alla fine del laboratorio Benedetta mi ha chiesto” mamma perché lo hanno chiamato lavoratorio/laboratorio se non abbiamo lavorato?”
Ho spiegato a Benedetta che, a volte, può capitare di non veder soddisfatte le nostre aspettative, a torto o a ragione. Che lei e stata paziente, attenta, entusiasta e in attesa di qualcosa che non è arrivato e nonostante tutto è rimasta tranquilla (per i grandi: aderente al contesto).
A 5 anni sarebbe stato lecito rivendicare il “lavoratorio” tanto atteso con qualche lacrima o lagna.
Ho fatto notare alla mia piccola che ci siamo divertite, che abbiamo comunque ascoltato storie nuove, che abbiamo incontrato persone nuove e che ci hanno dedicato del tempo.
Abbiamo condiviso un’esperienza che ci ha insegnato molto di più che di un laboratorio, lei non lo sa, ma ha utilizzato l’autoregolazione comportamentale ed emotiva in una situazione frustrante. La sua aspettativa delusa è stata affrontata con maturità per i suoi 5 anni, il suo IO è diventato un NOI in cui ha saputo riconoscere nell’altro rispetto e chissà empatia per aver sorriso al burattinaio, nonostante la delusione maturata.
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